CIAO PEPO
Era il nostro “Pepo”, lo chiamavamo così. Un gentiluomo fiorentino dai modi cordiali e garbati, un amico sempre pronto ad accoglierti con un sorriso, un uomo amabile, ironico, e che ora lascia un grande vuoto in tutti quelli che lo hanno conosciuto e che gli hanno voluto bene, e siamo in tanti.
Paolo Pepino se ne è andato stanotte, in punta di piedi, da quel gran signore che è sempre stato, nel suo letto, al termine di una lunga malattia, dopo un’ultima carezza alla figlia Elena e alla compagna Daniela. A loro, e alla sua famiglia, vanno il commosso cordoglio e l’affetto degli Assi.
Erano una delle sue case, gli Assi, di cui è stato storico socio, insieme alla Rari Nantes Florentina e alla Nazione. Avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 1 gennaio, il nostro “Pepo”, e ha attraversato il tempo, fino a quando gli è stato possibile, quasi senza accorgersene, giovanile e baldanzoso, con il suo passo leggero, sostenuto dagli affetti, dalle molte amicizie, da uno spirito forte e scanzonato, da un’inesauribile attrazione per la vita e per le sue passioni sportive, il nuoto, la pallanuoto, il tennis e lo sci, da vero innamorato dello sport. Fiorentino di via Taddeo Alderotti, al numero 22, aveva cominciato a nuotare nella piscina del Poggetto, e giovanissimo fu segnalato da Gianni Lonzi, all’epoca campione in vasca, ai dirigenti della Rari dopo una partita di allenamento fra la prima squadra e la Flog. Della Rari, Paolo è stato un protagonista per una dozzina di stagioni, a cavallo degli anni Sessanta-Settanta, un periodo d’oro della pallanuoto e dello sport fiorentino. Quegli allenamenti in Arno con compagni come Dario Bardi, Bruschini, Borracci, lo stesso Lonzi, un giovane Gianni De Magistris, per chiudere la carriera nel Lerici, dopo aver fatto parte anche della nazionale, calottina azzurra con il numero 19. E da capitano della Rari si sarebbe sposato nell’abbazia di San Miniato, la stessa basilica dell’ultimo saluto, il 18 settembre del 1970, con Giorgia, scomparsa nel 1996. I suoi trascorsi sportivi lo portarono, agli inizi degli anni Settanta, chiamato dall’allora capo della redazione sportiva Giordano Goggioli, a sua volta ex campione di pallanuoto, a diventare collaboratore de La Nazione, il giornale di Firenze di cui è stato per cinquant’anni firma apprezzatissima delle vicende della Rari e del nuoto tutto, toscano, italiano e internazionale. Quando entrava in redazione, e chi scrive può ben testimoniarlo, oltre alle notizie portava sempre buonumore. Tanti momenti condivisi, che fossero in redazione, con la racchetta in mano, sugli sci, al mare, a tavola.
Ottimo sciatore, aveva cominciato a frequentare l’Abetone quando gli impianti di risalita ancora non c’erano, e raccontava di come risalissero la Selletta grazie allo slittone, in quell’epoca da pionieri dello sci. Il tennis è stata l’altro suo grande amore sportivo, tanti anni di partite, di doppi, di risate e di vita in comune, al di là dei campi in terra rossa, con gli amici di sempre. Perché, come lo ricorda Moravio Martini “Paolo ci ha dato esempi di grande correttezza, sobrietà, eleganza, sempre presente e mai invadente, un amico indimenticabile”.
Ciao, grande “Pepo”, continuerai a vivere nei nostri cuori e nei nostri ricordi, sarai sempre con noi, con gli amici degli Assi, e non solo.
Alessandro Fiesoli