Nel film prodotto da RAI Fiction e Minerva Pictures per la regia di Giulio Base, andato in onda lo scorso martedì 5 marzo in prima serata su RAI 1, abbiamo ammirato e compreso quanto sia stata formidabile la determinazione di Margherita Hack per affermarsi professionalmente negli ambienti della ricerca scientifica italiana, ancorata al suo tempo a insopportabili pregiudizi di genere.
Ma oltre la storia di Margherita – ottimamente interpretata da Cristiana Capotondi – nella quale lo sport assume il ruolo di palestra per rafforzare l’autostima e ingenerare un sano senso della competizione poi fondamentale per la sua carrierac- il film visto da 4 milioni e 248 000 telespettatori (pari al 23,1% di share) ci ha fatto vedere tanta Firenze, i panorami mozzafiato dal Piazzale Michelangelo e da San Miniato, Santa Croce e il Centro storico, l’Osservatorio di Arcetri e i giardini del Bobolino, lo Stadio del Campo di Marte in mirabili immagini bianconero, ma anche tanta, tantissima “Giglio Rosso”.
La Giglio Rosso entra – nella fiction – nella vita di Margherita con l’inatteso ingresso nella sua aula di Liceo di Danilo Innocenti, atleta olimpionico nel 1936 a Berlino – interpretato dall’attore Alessio Di Clemente – che da allenatore della formidabile squadra di Atletica creata dal marchese Luigi Ridolfi sta andando alla ricerca di ragazze disponibili a provare l’atletica.
Ottenuta la spontanea e quasi irresponsabile adesione di Margherita, di lì in poi si susseguono molte scene di allenamenti e competizioni girate allo Stadio dei Marmi a Roma – sapientemente adattato nella riproduzione delle superfici di pista e pedane rese verosimiglianti a quelle dei primissimi anni ’40 – e con tanto lavoro dei costumisti per la riproduzione dell’abbigliamento da gara e allenamento, tutto molto “Giglio Rosso”: frutto della scrupolosa documentazione effettuata presso l’Archivio del nostro Centro Studi che ha dato davvero ottimi risultati.
Il film è poi arricchito da spezzoni di filmati in bianco nero dell’Istituto Luce su eventi realmente accaduti all’epoca della narrazione nello Stadio fiorentino e abilmente enfatizzati nella fiction anche con notevoli effetti speciali, bravi davvero.
Non è fiction che Margherita Hack sia stata per un paio di anni e in tempo di guerra tra le primissime atlete italiane sia nel salto in alto che nel lungo e l’affermazione che “senza la guerra sarei stata campionessa italiana” – recitata dalla brava Capotondi – corrisponde ad una più che reale possibilità.
Che dire se non tanta emozione per tutti quelli che la maglia dell’ASSI Giglio Rosso l’hanno indossata o la indossano ancor oggi… davvero bello.
Chi se lo fosse perso può facilmente rivederlo su RAI Play.