Si è arreso ieri dopo aver a lungo resistito a una progressiva malattia Mario Giovannini. E’ accaduto a Pattaya, in Thailandia dove risiedeva ormai stabilmente da una buona ventina d’anni.
Classe 1933, fiorentinissimo nato e cresciuto nel quartiere di Santo Spirito – al Canto ai Quattro Leoni – come amava specificare, Mario Giovannini ebbe una decennale carriera in maglia biancorossa tra il 1953 e il 1963. Uno specialista delle gare di resistenza, spaziando disinvoltamente dal Cross Country ai 1500 e 5000 metri, un poco più raramente impegnato sui 10.000. Una preziosa pedina in quello scacchiere dell’Atletica degli anni della ripresa nei quali l’ASSI Giglio Rosso tornò ad essere assoluta protagonista del movimento nazionale, uno capace di coprire almeno due gare sulle tre del programma in pista.
L’amore per l’Atletica e per i colori biancorossi lo portò – dal 1971 in poi – a divenire prima assistente tecnico e in breve allenatore del settore velocità. Erano gli anni della direzione tecnica di Marcello Marchioni, di Franco Lachi e di Piero Massai: anni di grande fermento culturale nel settore della ricerca scientifica applicata allo sport e Mario Giovannini, che per varie vicissitudini aveva interrotto ogni studio dopo aver conseguito la licenza media, trovò – animato da grande curiosità di conoscere e apprendere – il modo di ritagliarsi uno spazio importante nel sempre più ricco contesto dei Tecnici regionali e nazionali.
Sotto la sua guida raggiunsero risultati di eccellenza e di convocazioni in maglia azzurra parecchi atleti e per un periodo lungo almeno quanto la sua carriera di atleta – se non di più – e fu uno dei protagonisti – a livello tecnico – degli scudetti giovanili vinti dall’ASSI Giglio Rosso negli anni settanta e ottanta. Nelle Scuole di Sport organizzate con cadenza bisettimanale per avvicinare i più giovani all’Atletica era un pazientissimo e amatissimo animatore dei bimbi più piccoli.
Impiegato nell’amministrazione scolastica presso il Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci, molti forse lo ricorderanno come l’affabile custode della più moderna palestra scolastica fiorentina dell’epoca, il raggiungimento dell’età minima per ottenere la “pensione” divenne uno stimolo incontenibile per dare una svolta alla sua vita: divorato dalla stessa voglia di conoscere che lo aveva fatto diventare un buon allenatore e facilitato dal non avere legami familiari significativi, ma esclusivamente tante buone amicizie, si trasformò in un “globe trotter” capace di fare un paio di volte il giro del Mondo.
Poi, dopo aver molto visto e viaggiato, la scelta della Thailandia come luogo dove trascorrere serenamente una meritata vecchiaia. Lascia molti amici in città e nella società del Viale dei Colli e anche molti buoni ricordi legati alla sua umanità, vitalità e solarità, oltre che alla sua competenza tecnica.
Gli sia lieve quella terra, solo per noi che restiamo è straniera.